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Cantina e Vini

The D’Alfonso del Sordo’s vine growing and wine producing family tradition dates back to 1800, when some members of the family, enthusiastic farmers, began to cultivate vines in the family estates located in San Severo countryside: The baron Antonio Del Sordo, who had intended part of his estates located in San Severo and Lucera to vine growing, and Ludovico D’Alfonso, passionate vine grower, who already chose the best grapes from his vines at that time and vinified them in the basement of his house. In order to guarantee the continuity of the family name in the early 1900s Giovanni Del Sordo, Antonio’s son, having no descendants, decided to adopt Felice D’Alfonso, Ludovico’s son: It was the birth of D’Alfonso del Sordo family. In the second half of 1900 Antonio D’Alfonso Del Sordo, Felice’s firstborn, set up a society, laying the foundations for a commercial expansion of the family business, moreover, deciding to build a big winery in the heart of his estates, and transferring the transformation activity, ageing and wine bottling still done, following the family tradition, in the winery in San Severo city centre, in the more comfortable “Coppanetta” estate, and in contrada Sant’Antonino da Piede.

Poi San Severo, ecco, con le sue due anime… una è quella monumentale, religiosa, con il monastero delle benedettine, avvolto da un qualche soffio di antica, mistica dolcezza, e il palazzo dei celestini, l’episcopio, la chiesetta della pietà, grondante di ornati elegantissimi, i suoi viali che sfociano nella raggiera di strade dirette verso tutti i punti cardinali. La seconda è quella enoica. man mano che ci si allontana dal centro, si infittiscono le cantine; per certe strade l’aroma del vino si innalza ininterrottamente, uscendo da arcate buie e finestroni chiusi da inferriate; anche le mescite, ogni tanto, accompagnano il cammino verso le grandi distese di vigne sulle ondulazioni della terra, che scendono verso il cuore di questa zona magnifica. Andremo a bere il bianco di San Severo, naturalmente, nelle cantine natìe – chi lo ha paragonato, una volta, al giglio? – Con la sua gente, e col bianco e il rosato, stretto parente, anche il rosso, poiché quando si fanno assaggi bisogna cercare di saper tutto. L’aroma ti insegue per colline e cantine, sempre limpido, libero. ti daranno insieme qualche pezzetto di pane – la ruota del pane casareccio di puglia – magari qualche scheggia di pecorino ancora fresco, col suo gusto quasi acidulo, e l’umidore che lo ammorbidisce.